"Mio
figlio è nato prematuro e feto alcolico, da madre alcolizzata.
A
pochi mesi di vita è stato lasciato in istituto con il fratellino
più grande e da allora entrambi sono
andati in affido in tre famiglie diverse, per poi essere sempre
riportati in istituto, perché il nostro piccolino aveva tantissimi
problemi di salute, mentre il fratello era oppositivo, provocatorio e
arrabbiato col mondo intero!
Dopo
questo lungo percorso di rifiuti e tentativi falliti di
affido...siamo arrivati noi.
I
suoi progressi sono stati tanti, da quando a quattro anni è venuto
da noi: allora non parlava, era strabico, non vedeva bene, era
iperattivo, i medici non speravano molto in un cambiamento.
Sono
passati sette anni e oggi a scuola ci regala grandi soddisfazioni, è
un bambino che parla benissimo, scrive e legge.
Dopo
tanti anni di terapie continua ad avere un unico grande problema
(irrisolvibile da medici e terapeuti): non comprende perché la sua
mamma non l'ha voluto.
Io
non faccio altro che ripetergli che la sua mamma gli ha dato la vita
poi non sapendo come prendersene cura, un giorno è andata dal
giudice perché cercasse una mamma e un papà speciali che lo
amassero immensamente.
Io
credo fermamente che l'Amore salvi la vita dei bambini.
Per
accogliere un bimbo bisogna essere molto convinti di questa scelta,
spesso la gioia e l'entusiasmo iniziali ci fanno dimenticare a cosa
potremmo andare incontro.
Accogliere vuol dire metterci al servizio
di chi è fragile nel corpo e nello spirito e si aggrappa a noi in
modo incondizionato, perché ci vede come la sua unica speranza di cambiamento di vita.
Allo stesso tempo il piccolo da accogliere ha paura di un altro
abbandono, per cui ci mette alla prova estrema, ponendoci dubbi e
incertezze sul nostro ruolo e sul bene che gli facciamo.
Il nostro
piccolo spesso ha bisogno di conferme continue da parte nostra, non
dobbiamo mai farci scoraggiare ma metterci dalla sua parte senza
pensare a noi, perché noi siamo gli adulti: è lui ad aver bisogno
di noi.
Solo così lui potrà fidarsi e lasciarsi amare da noi, farsi
aiutare ed accogliere il nostro amore, perché non siamo noi ad
adottare il bambino, ma è il bambino che adotta noi, come genitori.
Quando abbiamo visto il nostro bimbo per la prima volta la gioia è
stata immensa, tutti i suoi problemi di salute erano da subito
visibili, ma noi già li conoscevamo e con il pediatra avevamo già
stabilito cosa fare per aiutarlo, avevamo già consultato i migliori
specialisti e valutato con loro ogni possibilità di cura, fin dove
era possibile.
Quello che volevamo era dare a nostro figlio una vita
migliore.
All'inizio da parte sua c'è stata tanta diffidenza poi,
giorno dopo giorno, ha cominciato a fidarsi di noi ed un pomeriggio
si è addormentato su di me, accoccolandosi, mentre teneva stretta la
mano di mio marito.
Ricordo che l'operatrice ci fece una foto perché
B. non si era mai comportato così con nessuno: fu allora che ci
disse che era pronto per venire con noi.
Fu un momento
indimenticabile perché eravamo riusciti a trasmettere a B. tutto il
nostro amore.
Da
li a poco iniziarono le pratiche per l’adozione.
Sono
stati sette anni difficili, solo adesso iniziamo a gioire del suo
cambiamento e della risoluzione dei problemi di salute.
Il cammino è
ancora lungo, ma la gioia di vedere la sua vita cambiata ci fa
dimenticare ogni sacrificio fatto per lui ed oggi siamo pronti, con
lui, a dare accoglienza ad un altro bambino".
È bellissima la vostra storia, mi ha commossa e allo stesso tempo incoraggiata! Grazie
RispondiEliminaGrazie a te per avercelo comunicato:)
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