Maria Paola e Giancarlo ci raccontano la storia del loro affido nato da un APPELLO su Facebook. Raccontano il loro primo incontro con la piccola B., un incontro "tra due sofferenze che si riconoscono e abbracciano con la voglia di ricominciare a vivere in modo pieno e sereno". Un affido attraverso cui "è iniziata una nuova grande famiglia unita dall’amore tra tre fratellini bio" amati e cresciuti da tre famiglie diverse.
"20 dicembre 2018 ore 15:04
Mi
arriva un APPELLO via email da parte di Karin, una delle responsabili
dell’associazione M’aMa-Dalla Parte dei Bambini (più conosciuta
come La Rete delle MammeMatte).
Segue
un suo messaggio al cellulare: “Maria Paola leggete l’APPELLO che
ho appena inviato via email. Ieri ho parlato con la vostra dottoressa
di questa bambina: la piccola ha 4 anni e mezzo e problematiche che
sono certa sareste in grado di affrontare. Fatemi sapere cosa ne
pensate e se dovesse essere un sì, anche orientativo, fatemelo
sapere subito in modo che io possa confrontarmi nuovamente con la
psicoterapeuta che vi segue”.
15:12
Il tempo di leggere l’email e le rispondo: “Ok parlaci appena
puoi.”
15:17
“:) La chiamo subito.”
15:18
“Grazie.”
Così
è ripartita la nostra vita.
Mi
chiamo Maria Paola, ho 46 anni e da ventitrè sono sposata con
Giancarlo (55 anni). La nostra storia come genitori affidatari parte
da lontano, da quando nostro figlio Alberto, all’età di 8 anni, ha
cominciato a chiederci un fratellino…Purtroppo non era possibile
accontentare il suo/nostro desiderio né in modo naturale né con il
percorso dell’adozione perchè in quegli anni l’adozione era un
percorso ad ostacoli per chi aveva già figli bio.
Alberto
a 17 anni aveva progetti di vita lontano dalla nostra cittadina di
provincia: si sarebbe trasferito a Milano, ma l’ idea di accogliere
qualcuno non era mai uscita dalle nostre menti e dal cuore.
Improvvisamente
il 4 agosto 2017 Alberto lascia questo mondo e va con Gesù.
La
nostra vita finisce in quel momento, finisce nello stesso attimo in
cui apprendiamo la notizia devastante che Alberto non c’è più.
Eppure
la fede, la nostra forza non ci fanno impazzire e riusciamo a
continuare a vivere dignitosamente.
Invece
di chiuderci in noi stessi ci apriamo al prossimo e ci diamo da fare
per aiutare chi ha bisogno.
Facciamo
un lungo e faticoso percorso di elaborazione del lutto con una
psicologa meravigliosa (con la quale abbiamo condiviso anche la
scelta di affido e con la quale la stessa associazione M’aMa più
volte si è confrontata), e grazie alla competenza e serietà dei
servizi sociali del nostro paese riusciamo a fare tutti i passi per
continuare a sperare in un futuro di amore e vita.
A
febbraio-marzo frequentiamo a Milano un corso di informazione e
preparazione all’affido e facciamo alcuni incontri con il gruppo di
famiglie affidatarie del territorio.
Nel
frattempo veniamo inseriti nel gruppo di famiglie affidatarie della
nostra ASL e collaboriamo anche all’organizzazione di un convegno
sull’affido.
Dal
20 maggio 2018 iniziamo a far parte della Rete
delle MammeMatte e
così riceviamo periodicamente via email APPELLI su minori con
bisogni speciali in attesa di famiglia.
Prendiamo
a consultare anche gli APPELLI pubblicati sui loro siti e quelli
pubblicati dall’associazione
Famiglie per l’Accoglienza.
Rispondiamo
dando la nostra disponibilità a più segnalazioni, sempre con il
timore di non essere presi in considerazione a causa del nostro grave
lutto.
Da
maggio a dicembre molti sono i casi che ci hanno dato speranza: una
piccola rom, un ragazzino 12enne senegalese, una ragazzina cinese,
un’adolescente, un piccino di 8 anni... Tutti con i loro vissuti
traumatici e le loro problematiche irrisolte.
La
nostra disponibilità era ampia, nonostante avessimo sempre ben
chiari i nostri limiti e questo proprio grazie al confronto,
mantenuto costante nel tempo, con i nostri professionisti privati, i
Servizi sociali, gli operatori M’aMa.
Un
lavoro di rete, il nostro, protratto nel tempo.
Poi,
un bel giorno, è arrivato il caso della nostra Benedetta e MAI
avremmo sperato di essere scelti come suoi futuri genitori
affidatari.
Ma
tentare era meglio di non fare nulla, almeno continuavamo a vivere.
E
così, quel famoso 20 dicembre 2018, Karin ha parlato con la nostra
psicologa e poi con la nostra assistente sociale, mettendole poi
entrambe in contatto con i servizi sociali che avevano in carico
Benedetta.
Per
ben due volte siamo stati convocati in Tribunale dal giudice
incaricato e finalmente, il 1 aprile 2019, abbiamo conosciuto la
nostra meravigliosa piccola.
E’
stato amore a prima vista, una bimba bellissima con uno sguardo dolce
e penetrante.
Il
nostro primo incontro è stato quello tra due sofferenze che si
riconoscono e abbracciano con la voglia di ricominciare a vivere in
modo pieno e sereno: l’assistente sociale e le educatrici della
nostra principessa si sono stupite di come, dopo appena dieci minuti
dall’incontro, la piccola chiacchierasse con noi.
Noi
eravamo già felici di quelle poche ore insieme.
Benedetta
è arrivata a casa in affido il 28 maggio 2019 e da lì è iniziata
la nostra seconda vita.
L’affido,
l’accoglienza sono stati per noi l’unica risposta possibile ad un
dolore indescrivibile e ingiusto.
Il
1 giugno mi arriva una email dall’assistente sociale di B. con i
contatti della famiglia affidataria del fratellino minore.
Eh
già perchè la nostra principessa ha due fratellini più piccoli con
cui è giusto coltivare i rapporti. Il minore dei tre è a casa da
tempo e dal 15 giugno ci frequentiamo.
Ci
siamo visti una prima volta da noi, poi una seconda a metà strada e
proprio in questi giorni siamo stati da loro.
Dunque,
come dire, la nostra bambina ci ha donato anche due nipotini e due
famiglie che ci fanno sentire meno soli.
Di
comune accordo noi adulti saremo gli zii dei fratelli dei nostri
figli.
È
iniziata così una nuova grande famiglia unita dall’amore tra tre fratellini bio.
Il
terzo fratellino ha trovato da poco una famiglia e a settembre
finalmente il cerchio si chiuderà e saremo tre famiglie unite per
sempre.
Se
si vuole si può fare tutto nella vita, bisogna avere chiaro che
tutto è possibile anche se faticoso e non serve essere eroi ma solo
persone di buona volontà che si impegnano per lasciare il mondo in
cui viviamo migliore di come lo hanno trovato.
Buona
strada a tutti, un abbraccio fraterno”
Maria
Paola e Giancarlo di Ovada
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